Con il termine “personalità” descriviamo le modalità con cui pensiamo, proviamo sentimenti ed emozioni ed interagiamo con l’ambiente circostante. Nell’insieme, tutto questo costituisce chi siamo e come ci sentiamo rispetto a noi stessi. Per la maggior parte delle persone, queste caratteristiche rimangono stabili e funzionano in equilibrio tra loro, in modo funzionale nel tempo e nei vari contesti di vita. Per altri, invece, le cose vanno diversamente. Per chi convive con un Disturbo di Personalità le difficoltà sono continue o, nel migliore dei casi, cicliche ed influenzano negativamente il benessere, la salute mentale e le relazioni con gli altri.
Un Disturbo di Personalità influenza il modo in cui un individuo affronta la vita, gestisce le emozioni ed interagisce con altre persone e, agli occhi di queste, egli può apparire bizzarro, insolito se non addirittura sgradevole o pericoloso, portandole ad un progressivo allontanamento. Nello specifico, gli individui con PD potrebbero avere difficoltà con:
- costruire e/o mantenere relazioni
- interagire con altre persone, inclusi amici, familiari o colleghi di lavoro
- gestire e controllare le emozioni
- far fronte alla vita e ad eventi difficili
- controllare comportamenti ed impulsi.
Gli individui che riportano problematiche del genere possono sentirsi isolati e soli, sono più a rischio di suicidio, possono riportare episodi di autolesionismo, spesso ricorrono all’abuso di droghe o alcool come metodo per affrontare emozioni e situazioni difficili e travolgenti. Riportano di aver vissuto, nel proprio arco di vita, numerosi periodi caratterizzati da ansia o depressione.
Tra i Disturbi di Personalità più diffusi e trattati vi sono:
Disturbo Borderline
La persona sente di non avere un’immagine stabile di se stessa, di agire spesso d’impulso per poi pentirsene, di subire oscillazioni d’umore passando da un’emozione intensa ad un’altra assai rapidamente, spesso con esplosioni di rabbia. Alcuni riportano di aver esperito lievi sintomi psicotici, episodi di autolesionismo e pensieri suicidari. Frequentemente la propria storia di vita è ricca di relazioni interrotte e caratterizzata dalla tendenza ad aggrapparsi a relazioni dannose poichè terrorizzati dal pensiero di essere soli.
Disturbo Narcisistico
Chi soffre di tale disturbo, sente di essere diverso per motivi speciali, migliore o più meritevole di altri. La propria autostima, in realtà, è fragile e, di conseguenza, nasce la necessità di affidarsi agli altri per riconoscere il proprio valore. Se gli altri ignorano tali bisogni speciali, ci si sente turbati e risentiti, si prova invidia per il successo degli altrui, mettendo sempre prima le proprie necessità e desideri. È assai probabile essere considerati di chi ci circonda come “egoisti” e “autocentrati”.
Disturbo Evitante
Ci si sente inadeguati, inferiori, spesso si evitano il lavoro o le attività sociali prevedendo disapprovazione e critiche da parte degli altri; ci si preoccupa costantemente di essere disprezzati e respinto. Ci si sente soli e isolati e, sebbene si desideri avere rapporti personali, li si evita accuratamente per il timore di apparire ridicoli e inadeguati. È difficile per gli altri capire la dimensione di tali preoccupazioni e il non credere che si stiano esagerando i timori delle normali situazioni sociali. Chi soffre di tale disturbo viene spesso considerato come “un solitario”.
Disturbo Dipendente
Ci si sente bisognosi, deboli, incapaci di prendere decisioni o funzionare senza aiuto. Si vorrebbe che gli altri si assumano la responsabilità per molte aree della propria vita e, di conseguenza, difficilmente ci si pone con essi in disaccordo per timore di perdere tale sostegno: si accettano passivamente le cose che si ritengono sbagliate e si sopporta il comportamento ritenuto irragionevole per evitare di essere lasciati soli. La propria autostima è bassa e gli altri vengono visti sempre come più capaci. Il risultato è di essere spesso descritti come “sottomessi” e “passivi”.
Disturbo Ossessivo
Chi soffre di tale disturbo, è probabile che definisca standard irrealisticamente elevati per se stesso e per gli altri. In generale, si pensa che il proprio modo di vedere e di affrontare le cose sia il migliore, così si finisce per sentirsi responsabile di tutto. Grande è la preoccupazione quando si commettono errori, in quanto questi vengono visti come portatori di esiti catastrofici. La tendenza è quindi quella di perseguire un “perfezionismo patologico” nel fare le cose.